Scoperta del Museo di Scienze naturali di Bergamo
Il cinodonte papà di tutti i mammiferi Trovato il fossile di 220 milioni di anni fa. Era lungo 40 centimetri
Le Prealpi bergamasche ci hanno regalato un’ altra preziosa scoperta. «Sono “solo” alcuni denti – afferma Anna Paganoni direttore del Museo Civico di Scienze Naturali-Istituto di geologia e paleontologia di Bergamo – ma rappresentano una pietra miliare della paleontologia nazionale ed europea». Appartenevano a un antenato dei mammiferi, un rettile cinodonte che ha abitato il pianeta circa 220 milioni di anni fa. «Si tratta – specifica Silvio Renesto dell’ Università degli Studi dell’ Insubria – di un nuovo genere e specie di cinodonte, che è stato battezzato Gornogomphodon caffii, nome che sta a significare il dente gonfodonte (in riferimento alla struttura tozza del dente) di Gorno, il comune in Valle Seriana nel cui territorio affiorano gli strati rocciosi che hanno conservato il fossile». Caffi è il nome del primo direttore del Museo si storia naturale di Bergamo.
La classificazione del reperti ha richiesto molto tempo. Non c’ erano infatti analogie con le migliaia di denti fossili rinvenuti nella bergamasca e in Italia. E’ stata un’ operazione condotta in tandem da Renesto con Spencer Lucas del New Mexico Museum of Natural History and Sciences di Albuquerque (Usa). «Il ritrovamento – sottolinea Renesto – è di notevole importanza in quanto i cinodonti sono il gruppo da cui prendono origine i mammiferi; si conoscono pochissimi resti di questi animali in Europa. Questo è il primo ritrovato in Italia».
Paganoni e Renesto ci tratteggiano un ritratto del rettile. «Era probabilmente un piccolo animale onnivoro di 30-40 cm di lunghezza – raccontano – che si aggirava fra la vegetazione in cerca di cibo e scavava tane in cui cercava riparo dai grandi rettili predatori del suo tempo. Sulla base delle nostre conoscenze sui cinodonti, poteva già essere ricoperto di pelo anziché di squame, anche se deponeva uova e non produceva latte come i veri mammiferi».
Bisogna fare un notevole sforzo di immaginazione per pensare come erano Bergamo e i dintorni 220 milioni di anni fa. «A quei tempi – spiega Regesto – l’ area delle attuali Prealpi era coperta da un mare tropicale basso e caldo con un fondale fangoso, che ospitava una varietà di pesci primitivi e rettili marini, fra cui ittiosauri e sauropterigi. Nel territorio sono stati trovati anche reperti di animali terrestri come Gornogomphodon e i Rauisuchi, grandi rettili carnivori vagamente simili a coccodrilli, ma con zampe lunghe adatte a correre. Probabilmente questi animali vivevano in ambienti emersi non molto distanti. Il mare – conclude Renesto – era percorso da bacini più profondi, in cui l’ acqua ristagnava. Al fondo veniva quindi a mancare l’ ossigeno. I resti degli organismi che finivano in questi bacini venivano ricoperti dai sedimenti e potevano fossilizzarsi, prima dell’ intervento degli organismi decompositori».
Ecco spiegato il motivo della ricchezza di reperti paleontologici delle Prealpi bergamasche, la maggior parte dei quali sono ospitati nel museo di Storia Naturale di Bergamo, come Eudimorphodon ranzii il più antico rettile volante rinvenuto al mondo e un cervo fossile di 700.000 anni fa. Da oggi il museo esporrà anche i resti di Gornogomphodon caffii.
Roberto Furlani
Un piccolo reperto… un grande passo per la scienza
Sabato 19 settembre, in occasione della serata conclusiva di “Museinottiaperte”, è stato presentato al pubblico il nuovo, importantissimo reperto, attualmente esposto presso la sala dell’Allosauro. I giacimenti fossiliferi del Triassico delle Prealpi Lombarde sono famosi in tutto il mondo soprattutto per la ricchezza della fauna a Vertebrati che vi si ritrova. Nelle rocce appartenenti alla Formazione di Gorno si ritrovano numerosi resti ossei isolati appartenuti ad una grande varietà di vertebrati, soprattutto rettili e pesci. Proprio da queste rocce proviene una delle scoperte più interessanti di questi anni, in un’area oggetto di stretta vigilanza da parte del museo per i preziosi indizi che già aveva fornito. Tre denti ancora impiantati nell’osso della mascella, appartenuti ad un antico rettile sono stati scoperti da Mario Gervasutti, collaboratore del museo.
Questi denti sono molto particolari, infatti sono tozzi e allungati trasversalmente con caratteristiche che hanno reso molto difficile la loro determinazione. La loro singolarità non aveva alcuna analogia con le migliaia di denti rinvenuti nei giacimenti bergamaschi o italiani. Alla fine di un lungo studio comparativo, il prof Silvio Renesto dell’Università degli Studi dell’Insubria e il dott. Spencer Lucas del New Mexico Museum of Natural History and Sciences di Albuquerque (USA) sono riusciti ad identificarli come appartenenti ad un nuovo genere e specie di rettile cinodonte. Il reperto è stato recentemente denominato Gornogomphodon caffii.
Gornogomphodon significa: “il dente gonfodonte” – in riferimento alla struttura tozza del dente – “di Gorno” il comune in Valle Seriana nel cui territorio affiorano gli strati rocciosi che hanno conservato il fossile, la specie è invece dedicata al fondatore di questo museo. Il ritrovamento è di notevole importanza per due motivi: i rettili Cinodonti sono il gruppo da cui prendono origine i Mammiferi, inoltre si conoscono pochissimi resti di cinodonti gonfodonti in Europa e questo è il primo mai ritrovato in Italia.
Ma… come era Gornogomphodon? Era probabilmente un piccolo animale onnivoro lungo circa 30-40cm che si aggirava fra la vegetazione in cerca di cibo e scavava tane in cui cercava riparo dai grandi rettili predatori del suo tempo. Sulla base delle nostre conoscenze sui cinodonti, poteva già essere ricoperto di pelo anziché di squame, anche se deponeva uova e non produceva latte come i veri Mammiferi.